[Porto Loto - Tempio dell'Amore]Conoscere se stessi

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    Il Tempio dell'Amore era l'edificio più importante della città, se non dell'intera isola. Potevano cambiare le famiglie al potere, ma lui sarebbe rimasto, forte del legame che gli abitanti delle Isole dell'Estate nutrivano con le antiche tradizioni su cui la società si basava.
    Nei paesi stranieri guardavano straniti a quelle tradizioni, dove i morti venivano omaggiati bevendo vino e facendo l'amore, ma per un isolano, la morte era solo una fase della vita e il dolore della perdita si combatteva con la gioia.
    Era uno dei pochi edifici in muratura, che si innalzava per decine e decine di metri di altezza. L'intera struttura era decorati di bassorilievi che rappresentavano scene di sesso, ma anche di guerra. La guerra sulle isole era regolata da precise regole e non vi erano morti, se non a causa di incidenti.
    L'interno era avvolto della penombra, i raggi di sole filtravano dalle aperture lungo i soffitti e le pareti. La struttura interna era antica e in legno finemente lavorato, le parti più sacre e antiche erano proprio di legno cuore dorato, uno dei legni più pregiati di tutto il mondo conosciuto.
    Vi erano diverse figure che si muovevano all'interno del sacro luogo, permeato da languidi sospiri, poiché il culto prevedeva che preti e sacerdotesse dispensassero piacere carnale per innalzare l'anima agli occhi degli Dei.
    La Gran Sacerdotessa si trovava in una navata secondaria, inondata dalla luce che entrava da un'apertura priva di vetri, decorata da viticci di legno lavorati con così bene da sembrare veri.
    La donna era ormai prossima ai quarant'anni, la sua pelle d'ebano era pittata con disegni realizzati con pitture di origine vegetale. Era seduta su alcuni tappeti, circondata da bambini attorno ai dieci anni, ai quali veniva raccontato il mito della Dea che creò l'Uomo.
     
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    La Gemella si fermò davanti all’entrata del Tempio ed alzò lo sguardo, seguendone tutta la grandiosa altezza. Non si sarebbe mai stancata di ammirare la sua bellezza. Da fuori, naturalmente. Era passato davvero tanto tempo dall’ultima volta che aveva messo piede là dentro. Abbassò lo sguardo e vide le tante persone che entravano ed uscivano dall’edificio. Un chiacchiericcio costante ed allegro era il suo sottofondo. Sospirò rumorosamente per scacciare i pensieri che le stavano affollando la mente. La Gran Sacerdotessa sapeva esattamente chi fosse Imani, avrebbe senz’altro messo in evidenza la sua assenza dal Tempio. La sua presenza là dentro non sarebbe facilmente passata inosservata. O forse sì? Le persone si sarebbero girate a guardarla? Alla fine era l’erede della casa Xaq, agli occhi di molti sarebbe stato più che normale andare a parlare con la Sacerdotessa. Si sarebbe sentita enormemente fuori posto. Questi e tanti altri pensieri la trattenevano dal fare il primo passo. La mano destra iniziò a tremare, prima debolmente per poi aumentare con grande velocità, tanto da costringerla a tenerla stretta nella mano sinistra. Iniziò a massaggiarla mentre il battito aumentava e la mascella si serrava. Sobbalzò. Puk si stava arrampicando su di lei. Dopo lo spavento, un grande sorriso sincero comparve sul volto della Gemella. La scimmietta emise qualche verso di saluto, per poi saltellare sulla spalla della padrona. <<piano Puk, piano>> gli disse a bassa voce. Puk non era più un cucciolo e portarlo sulle sue spalle cominciava a non essere più tanto comodo. Gli accarezzò la testolina. La compagnia che le serviva per incamminarsi all’interno del Tempio. Prese un grande respiro e si fece spazio tra le persone in transito.
    La bellezza dell’esterno non poteva competere con quella al suo interno. I bassorilievi, il legno lavorato… far visita alla Sacerdotessa doveva essere anche un modo per poter godere dell’energia di quel luogo. Presto molteplici gemiti arrivarono alle sue orecchie. Niente di nuovo per lei, dall’infanzia era abituata ad ascoltare e vedere scambi amorosi. Nelle Isole, genitori e maestri, educavano in tenera età il significato e la bellezza di quella tradizione. Tuttavia qualcosa la scomodò. Come una staffilata si ricordò della tradizione per la quale bisogna servire, per un certo periodo, all’interno del Tempio dell’Amore. Imani non l’aveva mai fatto. Continuò a camminare, noncurante dei suoi pensieri preoccupati. Puk scese dalla sua spalla per continuare a curiosare sulle sue zampe. Eccola, la Gran Sacerdotessa, seduta su dei tappeti, bellissima, circondata da tanti bambini, alcuni composti altri irrequieti, ai quali stava raccontando la storia dell’uomo creato dalla Dea. La Gemella si fermò ad una distanza tale da essere sicura di non disturbare la storia ma abbastanza da poterne ascoltare le parole. Sicura di essere vista dalla donna, si sedette per terra, appoggiando la schiena ad una colonna fredda, aspettando che la Sacerdotessa le rivolgesse eventualmente la parola. Cercò di restare calma, di rallentare il suo respiro e di concentrarsi sulle parole di quella storia, a lei così familiare, che era capace di darle una particolare sensazione di pace.
     
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    L'uomo, secondo il culto, era nato dopo che la Dea aveva visto perire tutti i propri figli. Non vi era nessuno con cui omaggiarli, così Ella si era data piacere da sola e dal suo culmine era nato l'Uomo. La donna prese forma dalle lacrime della divinità, un misto di gioia e dolore, che aveva dato vita all'essere più mutevole del creato.
    La sacerdotessa congedò i bambini, che corsero via dalla stanza. A un cenno della donna, due accoliti chiusero le porte del luogo, lasciandola sola, assieme a Imani.
    «Principessa, è un piacere vedervi qua» ammise, mostrando la dentatura candida che faceva spiccare il sorriso su quella pelle d'ebano. Con un elegante gesto della mano la invitò ad avvicinarsi e a sedersi di fronte a lei.
     
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