[Lannisport-Palazzo] Questione di fede

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    Nonostante la presenza del septon, Üdyn e Dagos dovettero aspettare diverse candele, tanto che le ombre iniziarono ad allungarsi nella grande sala dove erano stati fatti accomodare. Non c'erano sedie, quindi dovettero aspettare in piedi.
    Se solo quel palazzo fosse stato vicino al porto, nove anni prima, razziandolo avrebbero potuto riempire i centinaia di forzieri: solo quella stanza poteva riempire una stiva per quanti oggetti preziosi v'erano dentro; l'oro era persino utilizzato per decorare le pareti!
    Usciti dal tempio avevano recuperato le proprie armi, per poi doverle riporre nuovamente per poter sperare di incontrare il Lord.
    Solo che a varcar la soglia non fu un uomo, bensì una ragazzina che forse era più vicina ai dieci anni che ai venti.

    Tya era stata convocata dal padre, impegnato nei suoi affari, perché sembrava che il Sommo Septon Milligan avesse mandato un septon affinché permettesse a un nobile di una casa minore delle Isole di Ferro di incontrarlo. Non voleva scontentare un septon di così alto rango, ma incontrare un uomo di ferro era una faccenda che Rewan aveva sempre rimesso nelle mani di Robert, affinché si facesse le ossa.
    Così Tya aveva dovuto raccogliere informazioni, prima di incontrare questo nobile, per tanto si era recata dal maestro.
    Le navi delle isole di ferro pagavano un dazio triplo rispetto a qualsiasi altra nave, colpa della distruzione che la Flotta di Ferro aveva provocato nove anni prima; tutte eccetto quelle di due casati: gli Harlaw di Giardino Grigio, che erano imparentati con i Serrett delle Terre dell'Ovest per matrimonio ed erano guidati da un cavaliere devoto ai Sette e i Blacktyde, il cui lord, dopo anni di protettorato presso l'Altopiano, era tornato a casa, portando con sé la devozione verso i Sette volti della divinità.
    Gli Harlaw pagavano comunque doppio il dazio e le tasse portuali, ma i Blacktyde avevano negli anni elargito generose donazioni di ferro sia alla famiglia Lannister di Lannisport che al tempio cittadino. Così, la Chiesa aveva perorato la causa di Baelor Blacktyde e alla fine Robert aveva concesso dazi normali, ma il valore del ferro era la metà di quello di altri porti, ma meglio di altri porti delle Terre dell'Ovest. Nonostante ciò, Baelor aveva continuato a far consegnare una cassa di ferro al Tempio ogni volta che una delle sue navi attraccava e, soprattutto, non aveva mai smesso di pagare il debito che il suo casato aveva contratto con Lannisport, per aver partecipato alla folle guerra indetta dai Greyjoy. Ogni tanto, Baelor mandava anche una cassa in dono al casato, ma non capitava sempre e, questo, negli appunti di Robert, gli era valso con l'epiteto di Lord Pezzente. Così Robert aveva stabilito che anche sulle casse donate, i Blacktyde pagassero il dazio, pur non percependo nessun tornaconto.

    Ora però, ad attendere Tya nella sala della musica, non c'era Lord Baelor, bensì un suo parente, lo zio da quel che le aveva spiegato il maestro: Üdyn.
    Tya non sapeva cosa volesse quell'uomo, ma forse dopo tanti doni, Lord Baelor mandava suo zio per ritrattare le condizioni di attracco.


    Haral descrivi la scorta di Tya. Considera che due soldati sono comunque con i tre ospiti, mentre tu puoi averne quante reputi sia giusto. E ovviamente, se vuoi che con te ci sia Neil, scrivi che è con te :D
    Granlichter ti chiedo cortesemente di lasciar la prima azione ad Haral, così che completi la descrizione. Grazie. Ah, ovviamente di che tipo di accordi abbia Baelor con Lannisport non ne sai molto se non quello che ti ha detto Dagon nelle role precedenti




    Edited by The Iron Throne GDR - 9/3/2024, 11:16
     
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    Accogliere nel palazzo degli infedeli… si augurava non fosse così, ma era noto che sulle Isole di Ferro il Culto faticasse ad attecchire e nel sentirlo, per la prima volta nella sua vita, era rimasta davvero inorridita. Nemmeno tutti i topi di Lannisport avrebbero potuto portarle maggiore scontento, eppure non aveva considerato neppure per un istante di sottrarsi ai suoi doveri… anche perché era il volere del Sommo Septon in persona, non lo vedeva da quando si erano incontrati al suo arrivo e gli aveva inviato donazioni per la ricostruzione del campanile e per il nuovo tempio di Torchiara.
    Sapeva che i loro ospiti non sarebbero stati armati, ma avrebbe offeso i suoi cavalieri se non avesse concesso loro di accompagnarla e lo stesso sarebbe stato per Neil. Era la prima volta che aveva a che fare con un nobile straniero al di fuori della Rocca, per quanto avesse presenziato a ogni incontro tenuto da Lord Tywin negli ultimi otto anni.
    Intendeva mostrarsi rispettosa e decorosa, in linea con la sua figura di erede e di moglie, ma sapeva che avrebbe anche dovuto sentirsi a proprio agio e portare i segni del lutto che man mano, nel tempo, sarebbero stati sempre meno.
    La convocazione del padre non l’aveva stupita, capitava sovente che trovasse del tempo per lei, i suoi impegni potevano essere aumentati ma in realtà non era certa di quali di essi avesse affidato al figlio… avrebbe avuto più senso che fosse questi a incontrare il capitano di Volantis, ma all’epoca l’emozione le aveva impedito di riflettere lucidamente.
    Sapeva di non conoscere molto del Sommo Septon Milligan, gli aveva fatto una buona impressione ma quanto accaduto a suo fratello Dennis dimostrava che non scegliesse sempre con accortezza i suoi subordinati, tralasciando che fosse il suo fratellastro era sempre un bene ottenere i favori di un Lord.
    Questi era riuscito a intercedere con suo padre perché incontrasse un nobile di una casata minore delle Isole di Ferro… e questi non ne era nemmeno il Lord, ragion per cui non avrebbero potuto dire nulla se al posto del Signore di Lannisport vi fosse stata una giovinetta e il Tasso che tanto amava. Desiderava essere riconosciuta per le sue capacità ma questo non significava dover essere stupidi o arroganti, Neil era la persona giusta, un uomo devoto, cavalleresco e fedele, nessun’altro avrebbe voluto al suo fianco “Sono grata che tu sia qui… perdonami se ti ho strappato ai tuoi impegni” gli sussurrò mentre si avviavano alla sala dell’incontro, la notte era suo, solo suo, e avrebbe rimpianto amaramente quanto il nuovo materasso fosse stato pronto.
    Il compito che era spettato a suo fratello ora toccava a lei, a loro, dovevano essere pronti ad affrontare quella situazione e qualunque altra gli si fosse presentata, al che smise di pensare al presente e lasciò che ogni cosa le riportasse alla mente quel Leone, l’unico leone che sarebbe stato legato al suo cuore per il resto dei suoi giorni. Cos’avrebbe fatto Tywin Lannister? Ogni volta che rifletteva su qualsiasi questione si poneva quella medesima domanda, per quanto sapesse che non avrebbe mai potuto emularlo.
    Avrebbe voluto poter avere almeno un giorno intero per prepararsi a quella visita, ma così non era stato ed era dovuta ricorrere all’ausilio di Maestro Randall, questi fortunatamente era stato comprensivo fornendole le informazioni di cui abbisognava come avrebbe fatto Creylen.
    Era giusto che le navi provenienti dalle isole di ferro pagassero un dazio triplo, visto lo stato delle loro mura dopo ben nove anni, anche se questo favoriva certamente il contrabbando. Vi erano però due casati che non dovevano preoccuparsi di un tale onere, gli Harlaw di Giardino Grigio erano stati favoriti da un matrimonio con Casa Serrett e a guidarli vi era un cavaliere devoto ai Sette, il che era comprensibile, mentre i Blacktyde erano stati graziati per via di un protettorato, pareva che nell’Altopiano l’attuale Lord avesse riscoperto la fede e portasse la parola dei Sette nella propria terra.
    L’idea che la sua presenza fosse voluta dagli Déi, in nome della fede, la spingeva a dare un grande valore a quell’incontro, ma una cosa era ritenersi devoti e un’altra comportarsi come tali. Potendo non si sarebbe mai rivolta a un miscredente.
    Nonostante tutto perfino gli Harlaw pagavano un dazio doppio riguardo le tasse portuali, il che le rammentò che avrebbe dovuto accertarsi di controllare le leggi sul baratto visto quanto aveva fatto in precedenza… ma comunque il suo amato sapeva tutto al riguardo, come del resto aveva promesso di aiutarla nella loro piccola impresa. I Blacktyde, a differenza loro, avevano negli anni mandato doni e fatto donazioni sia alla sua famiglia che al tempio… poteva darsi che intendessero riscuotere, ma non era certa di come considerare un regalo se non era disinteressato e scomodare i religiosi era quanto mai indegno.
    Septa Medeleine era rientrata fortunatamente, si era scusata con Daleva poiché avrebbe voluto anche lei ma preferiva che rimanesse a vegliare su sua madre. La religiosa di certo conosceva il Sommo Septon meglio di loro, per quanto riservata ormai era la sua septa e anche se gli avesse riferito ogni cosa voleva credere nel suo ruolo “Mia cara septa… il Sommo Septon non invierebbe mai degli infedeli nella mia casa, vero?” non aveva potuto evitare di chiederglielo prima che si muovessero verso la Sala della Musica… a ogni modo pareva che quella casata fosse riuscita a ottenere i favori del Tempio di Lannisport, per quanto, questo, la indispettisse più di quanto qualcuno nella sua posizione avrebbe potuto permettersi.
    Che Robert avesse concesso dazi normali a Baelor Blacktyde la disturbava terribilmente, al che strinse un braccio del marito mentre si avviavano “Com’è possibile che un cavaliere debba pagare il doppio dei dazi… mentre un altro no?” sussurrò al marito, accarezzandone poi la veste, lo trovava insensato e non poté evitare di pensare male del fratello per un istante … ma subito dovette chiudere gli occhi e domandare perdono ai Sette per aver provato pensieri tanto ostili verso un morto che comunque non le aveva fatto alcun torto.
    Robert aveva creato un precedente scomodo e tornare indietro sarebbe stato terribilmente complicato, era lieta che oltre alle tre guardie vi fossero sia Ser Levar che il fratello del consorte a vegliare su di loro.
    Il valore del ferro era la metà rispetto a quello di altri porti, quindi comprandolo da loro e rivendendolo vi era effettivamente un guadagno, come per altre merci, averne il pieno controllo sarebbe stato remunerativo ma doveva concentrarsi su cosa volessero quegli sgraditi ospiti, dopotutto l’oro valeva in ogni dove… in qualsiasi modo fosse stato ottenuto.
    Suo padre doveva essersi assicurato che il valore di quel metallo fosse maggiore da loro, in modo da avvantaggiarsi rispetto agli altri porti dell’Ovest, il che la rassicurava, ma ciò non toglieva che non avesse la certezza su cosa volessero i presenti.
    Avrebbe voluto possedere più informazioni, ma Baelor aveva continuato a pagare il suo debito… quello che ogni uomo di ferro avrebbe dovuto pagare per il resto della sua vita, per quanto la riguardava, e aveva anche continuato a inviare casse di ferro al Tempio di Lannisport.
    Quella folle guerra avrebbe dovuto pesare sulle loro anime fino all’ultimo giorno, a ogni generazione, solo il Padre stesso avrebbe potuto convincerla del contrario.
    Lord Pezzente… non sapeva cosa credere a quel punto, non era una donna avida, non ne aveva bisogno, ma si trattava di una scortesia, se davvero Baelor voleva il loro favore perché scomodare il Tempio? Era stato sciocco, suo padre rispettava i religiosi ed era un uomo devoto ma non avrebbe mai lasciato che l’Ovest o il cugino potessero nemmeno sospettare che dietro alle sue decisioni ci fosse qualcun altro, i Lannister di Lannisport governavano su quella terra per volere divino e avevano cura dei suoi abitanti, erano stati scelti dagli stessi Déi pertanto dovevano tener conto solamente di se stessi.
    Pareva che suo fratello avesse stabilito un dazio anche sulle casse donate… i Blacktyde, quindi, per fare un dono a loro dovevano anche pagare? Cominciava a ritenere che fosse un bene che suo fratello non ereditasse Lannisport, nonostante i sensi di colpa. Era come se le vendessero… il che era assurdo “Non riesco a comprendere le decisioni di mio fratello” dovette confessare al marito, ringraziando nuovamente i Sette di averlo accanto… era chiaro il motivo per cui non erano state donate loro lo stesso numero di casse del Tempio.

    Il Maestro l’aveva avvisata che al posto del capofamiglia vi sarebbe stato uno zio, vedere profanata una delle sue sale predilette la seccava, sarebbero trascorsi giorni se non cicli prima che riprendesse a cantare al suo interno. Ma la tradizione doveva essere mantenuta, pertanto aveva ordinato ai servitori di portare pane e sale, dopo essersi confrontata col consorte.
    Non sapeva cosa volesse questo Üdyn, ma sarebbe stata un avversario ben diverso da affrontare per il suo Lord, se l’era ripromesso, pagavano già dazi normali… al pensiero di punire una tale ingordigia già avvertiva il petto più leggero e si ritrovò a sorridere tra sé prima che varcassero la soglia e raggiungessero i presenti per i saluti di rito.
     
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    Le emozioni provate dal Blacktyde ardevano e si consumavano allo stesso modo in cui la cera delle candele bruciava e si liquefaceva; e, come i servitori uscivano dai loro anfratti con sguardi colmi di rabbia e diffidenza per sostituire i ceri morenti con nuovi virgulti nivei, così Üdyn mutava, transitando da una sensazione all'altra.

    La prima candela era stata sinonimo di meraviglia, di occhi ricolmi di curiosità - che il Blacktyde non esitò a condividere con l'Avaro per mezzo di qualche occhiata -, di una fame che non aveva niente a che fare con lo stomaco e di una stilla di rimpianto: ah, quanto sarebbe stato bello riuscire a intrufolarsi in quel palazzo, nove anni prima! Fare incetta d'oro, di argento e di tutti i metalli di valore lì presenti, di gioielli per Iora e Brynld, di armi e armature depredate dalle camere del Lord per sé stesso. Avrebbe preso tutto ciò che il suo braccio fosse riuscito a conquistare...e avrebbe rinunciato quasi a tutto se questo avesse voluto dire poter riavere indietro Baelor senza attendere un giorno di più e vederlo tornare a casa ancora integro, ancora di acqua e sale, ancora puro.

    La seconda candela aveva sancito il momento della meditazione, la reazione ad una tensione crescente e alla necessità di abbozzare un piano fondato su ignoranza e improvvisazione. Dagon si sarebbe occupato dei tecnicismi. Üdyn aveva più e più volte reiterato la sua ignoranza in fatto di accordi ed economia, e Baelor sapeva già quali fossero i suoi limiti: qualsiasi carenza da quel lato non sarebbe stata perciò attribuibile a lui. "Ignoranza" e "candore" erano le migliori armi a sua disposizione, laddove storia e screzi passati avrebbero fatto il resto. Tutto ciò che doveva fare era dare una brutta impressione di sé - un compito in cui partiva già avvantaggiato, considerati gli abiti da viaggiatore e l'armatura in pelle con cui si era recato a palazzo e l'odore che doveva emanare, frutto di abluzioni giornaliere nell'acqua salmastra.

    La terza candela, invece, fu latrice di incertezza: privo di una sedia ma abituatl a trascorrere almeno otto ore su un ponte e senza un bersaglio in vista eppur consapevole dell'arrivo del nemico, Üdyn si limitò a tenere le gambe in movimento e a rimirare i vari dettagli di quella stanza, chiedendosi internamente quale fosse il piano di Rewan Lannister. Durante taluni battiti, il cuore cogitò scenari inquietanti, narrando di truppe e milizie varie che asserragliavano il porto per requisire la Nebbia e la Bambina, di cavalieri in pompa magna che circondavano i due capitani per arrestarli; di un servo - visione quanto mai magnifica - giunto in loco solo per dare loro il benservito e comunicargli che il Lannister avrebbe ricevuto solo ed esclusivamente il Blacktyde. Tante storie e tante immagini destinate a finire con una singola affermazione: non sei così importante. La spiegazione più sensata era la più semplice: probabile che li stessero facendo attendere solo per il gusto di farlo; e solo il tempo avrebbe rivelato la verità.

    La quarta candela ed eventuali successive, infine, furono aralde di pacifica noia, il momento in cui fu chiaro quale fosse il gioco a cui stessero giocando, quanto ancora fossero visti come, se non apertamente nemici, persone sgradite: uno stato di cose che quietò qualsiasi incertezza avvertita precedentemente dal Blacktyde, che, ormai adagiatosi in una situazione a lui gradita, prese a contemplare le ombre che cominciavano a impadronirsi della stanza.

    Più, ad un tratto, corpo e cuore vennero chiamati a ridestarsi.
    Le porte si aprirono con un lento e solenne cigolio, rivelando non Rewan Lannister, ma una bambina dell'età di sua figlia, accompagnata da cavalieri e avvinghiata al braccio di un uomo definibile tale solo in virtù dell'età che mostrava.

    Dopo aver rivolto un'occhiata e un cenno d'assenso all'altro capitano, Üdyn s'incamminò lentamente verso la delegazione dei Leoni, pronto a rispettare il protocollo che il suo braccio armato avrebbe imposto di lì a breve.

     
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    Neil le sorrise, accarezzandole la mano e fu sempre lui a risponderle. «A Westeros vi è libertà di culto, ognuno è libero di pregare antichi o nuovi Dei, finché rispetta la Legge del Re» spiegò.
    La septa annuì, per poi aggiungere il suo commento. «Nelle Isole di Ferro il Culto dei Sette fatica ad attecchire, in passato i septon sbarcati sulle quelle Isole sono stati barbaramente uccisi. Ora qualcuno vi riesce a vivere e professare il Culto.»
    «Solo Robert potrebbe rispondere a questa tua domanda, ma condivido almeno questa sua decisione: il cavaliere non ha mai donato nulla a Lannisport, mentre Lord Blacktyde, sin dal suo insediamento, ha fatto regolarmente doni, non solo alla chiesa, ma anche alla tua famiglia, pur pagando sempre con puntualità la quota di rimborso stabilita alla fine delle ostilità» spiegò. «Certo, è anche vero che Casa Blacktyde è superiore a casa Harlaw di Giardino Grigio sia come status e ricchezze e, forse, il motivo per il quale il cavaliere non ha mai fatto doni è proprio questo: la differente condizione economica non glielo consente» ipotizzò il marito.
    Varcata la soglia, si trovarono davanti a due uomini, con il volto segnato dalla vita di mare.
    «Lady Tya Lannister di Lannisport, erede di Lannisport, e suo marito, Neil Lannister di Lanniport» presentò Lucifer, un cavaliere biondo di poco più di una ventina d'anni, dai tratti somiglianti al marito della giovane, eccezion fatta per il fatto che a quest'ultimo mancava un occhio: il destro era infatti coperto da una benda, come spesso capitava tra gli Uomini di Ferro feriti al volto, solo che Neil Lannisport, nonostante fosse adulto, non portava traccia di barba, cosa che per un iron born era segno di immaturità.
    Il cavaliere che li aveva introdotti non era l'unico ad averli accompagnati: vi era infatti un altro uomo in armatura e una septa.
    «Benvenuti a Lannisport, uomini dei Blacktyde» esordì lo sposo della ragazzina. «Lord Rewan è oberato di impegni e si rammarica di non poter essere presente, ma ha delegato a sua figlia la gestione di questo incontro: rivolgetevi a lei, come se si trattasse di Lord Rewan in persona» concluse con una diplomazia e una serenità invidiabile.
    Se vi era menzogna in quelle parole, Üdyn non fu in grado di capirlo, quel ragazzino aveva un'espressione impenetrabile. Tya sapeva che era vero che il padre fosse oberato di impegni, ma che se aveva delegato a lei quella faccenda era solo per il fatto che detestava gli uomini delle isole di ferro; se la verità le fosse stata ignota, avrebbe creduto ciecamente alle parole del marito, qualsiasi cosa avesse proferito.

    275 px a testa per scusarmi del ritardo
     
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    “A Westeros vi è libertà di culto, ognuno è libero di pregare antichi o nuovi Dei, finché rispetta la Legge del Re” per quanto l’idea potesse infastidirla il marito aveva ragione, come sempre. Il Re era tale per volere divino e se questi concedeva agli infedeli di professare il loro culto non poteva intervenire, per farlo avrebbe dovuto accettare l’offerta di Lord Tywin tempo addietro, entrando a far parte della famiglia reale.
    “Nelle Isole di Ferro il Culto dei Sette fatica ad attecchire, in passato i septon sbarcati sulle quelle Isole sono stati barbaramente uccisi. Ora qualcuno vi riesce a vivere e professare il Culto” Septa Medeleine si era rivelata d’accordo, il che non poteva far altro che costringerla ad aprire maggiormente gli occhi… ragione e fede, avrebbe dovuto fare affidamento su entrambe per riuscire in quell’impresa.
    Septon coraggiosi erano salpati per raggiungere le Isole di Ferro, dando la vita per il loro credo, e il minimo che potesse fare era cercare di mantenere buoni rapporti con le famiglie che aderivano al culto, anche se questo non rappresentava davvero un guadagno per la propria.
    “Solo Robert potrebbe rispondere a questa tua domanda…” se anche suo fratello fosse stato vivo non era certa che avrebbe voluto conoscere davvero la risposta, al che si passò una mano sul viso, ricomponendosi perfettamente subito dopo, lieta che il Tasso fosse al suo fianco “… ma condivido almeno questa sua decisione: il cavaliere non ha mai donato nulla a Lannisport, mentre Lord Blacktyde, sin dal suo insediamento, ha fatto regolarmente doni, non solo alla chiesa, ma anche alla tua famiglia, pur pagando sempre con puntualità la quota di rimborso stabilita alla fine delle ostilità” se Neil concordava sulla sua decisione, allora questa non poteva che essere corretta, almeno in parte. Non era giunta lì per screditare né per imporsi, Saranella le avrebbe consigliato di essere umile e di ricordare il suo ruolo “Certo, è anche vero che Casa Blacktyde è superiore a casa Harlaw di Giardino Grigio sia come status e ricchezze e, forse, il motivo per il quale il cavaliere non ha mai fatto doni è proprio questo: la differente condizione economica non glielo consente” si ritrovò ad annuire delicatamente, grata che la sola presenza dell’altro riuscisse a placare il suo animo, lasciandosi trascinare dalle emozioni sarebbe stata simile a molti membri della famiglia dei leoni, ma doveva ricordarsi dell’unico che contasse davvero in certe situazioni, e non dubitava che gli sarebbe stato riferito ogni loro passo “Indubbiamente, fatico anche a trovare ragioni per mettere un dazio ai doni”.

    Quando entrarono nella sala poté chiaramente notare il contrasto tra il maniero e le due figure presenti, questi erano più simili ai marinai del capitano di Volantis che ai nobili di corte… ed era evidente quanto la vita in mare fosse impietosa. Ora erano in sette, come i volti della divinità, riusciva a cogliere la Vecchia, il Guerriero, il Fabbro e il Padre, nel loro gruppo, non restavano che i ruoli dello Sconosciuto, della Madre e della Fanciulla, ma difficilmente quegli uomini avrebbero apprezzato simili paragoni.
    “Lady Tya Lannister di Lannisport, erede di Lannisport, e suo marito, Neil Lannister di Lanniport” Ser Lucifer li annunciò, doveva essere frustrante per suo padre ammirare il fratello del suo sposo, di certo rappresentava in tutto e per tutto l’immagine del cavaliere ideale, il sogno di un genitore o di una lady, standogli accanto Biancosorriso avrebbe potuto scrivere diverse ballate, ma presto si sarebbe reso conto che il suo cuore aveva fatto la scelta giusta, almeno per lei, e tanto le bastava.
    Ser Levar rimase in silenzio nella sua postura militaresca e lei compì una riverenza adatta a ricevere un ospite, appena il marito espresse i saluti di rito “Benvenuti a Lannisport, uomini dei Blacktyde” nel vedere la compostezza dell’uomo che amava si sentì una completa sciocca, dare adito a un uomo che non era stato in grado neppure di gestire un carico sarebbe stato folle, anche se Robert era morto questo non faceva di lui un fratello capace dopotutto, ma l'approvazione del Tasso lo risollevava ai suoi occhi.
    “Lord Rewan è oberato di impegni e si rammarica di non poter essere presente, ma ha delegato a sua figlia la gestione di questo incontro: rivolgetevi a lei, come se si trattasse di Lord Rewan in persona” il marito sembrava nato per quello, gli Déi gli avevano preso molto ma era evidente che l’avessero anche benedetto con molti talenti… forse non quelli che sognava, poiché aveva desiderato diventare una cappa dorata, ma le loro decisioni erano misteriose.
    Se non fosse stata cosciente di quanto suo padre detestasse gli uomini di Ferro, avrebbe creduto davvero a quelle parole. Lord Rewan era effettivamente impegnato, ma dubitava sinceramente che un qualsiasi altro Lord avrebbe inviato la figlia a trattare questioni di qualsiasi natura con simili individui, il che in fondo avrebbe dato adito alle parole del biondo “Consentitemi di offrirvi pane e sale… miei signori, come da tradizione” si era preparata per quell’incontro, almeno per il tempo che le era stato concesso.
    A prescindere dai pregiudizi doveva ricordare le parole del Vecchio leone “Se non rispettiamo leggi e tradizioni, siamo solo dei selvaggi” si trattava di tradizione ed etichetta, inoltre spettava agli altri far sapere loro perché si fossero diretti lì e non poteva negare di nutrire una certa curiosità… in fondo c’era qualcosa di stranamente piacevole nel realizzare che poche donne potessero assistere in prima persona a simili avvenimenti.
    Contando che non avevano ulteriori dazi sulle merci… e visto che il prezzo del ferro era migliore da loro rispetto ad altri porti dell’Ovest, poteva darsi che si trattasse dell’insensata decisione di Robert riguardo le casse donate, pagare per un dono era qualcosa che trovava inconcepibile lei stessa. Tyrion avrebbe certamente riso pensando a una tale scempiaggine e questa non avrebbe di certo fatto buona impressione su quel leone, non restava che sorridere con cortesia senza agitarsi.

    Edited by Haral - 28/3/2024, 18:57
     
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    Il collegio che li accolse era costituito per la gran parte di giovanissimi, tra una dama che, un po' per l'età e un po' per le gote, ricordava Brynld, l'uomo glabro a cui era stretta e un altro armigero da un occhio solo, l'unico a mostrare - forse - una traccia di vita veramente vissuta.
    Una fugace occhiata venne riservata anche alla seconda donna che accompagnava il gruppo: Üdyn riconobbe in quelle vesti una figura descritta in passato da Hagmar come Septa...ma fu solo dopo che le presentazioni vennero fatte che comprese il perché della sua presenza.

    La bambina - la donna - che aveva fatto ingresso nel salone e le cui gote ricordavano vagamente quelle di Brynld era Tya Lannister. Tya Lannister, la figlia più fedele di Rewan, la sua settima figlia - sette, proprio come il numero dei suoi dei e dei partecipanti a quell'incontro - si era portata dietro, fedele alla sua reputazione, una donna consacrata.

    «Rivolgerci a...lei.»

    Üdyn ripeté le parole scivolate via come aria dai mattoni che componevano l'invalicabile muro che era il volto del marito dell'erede con tono pensoso, posando gli occhi dapprima sullo sposo, poi sull'erede.

    «Capisco.»

    Capiva bene, sì: Milligan lo aveva avvertito...ma tutti gli avvertimenti di questo mondo non avrebbero reso meno plausibile la stilla di finta perplessità di cui aveva intinto la lingua.

    «Capiamo anche che Lord Rewan è una persona impegnata, e ringraziamo voi e lui di aver trovato il tempo di concederci udienza.»

    Quattro candele e più trascorse a ravvivare la fiamma del suo pregiudizio, una guardia che ricordava il suo nome a distanza di anni...credere che il signore di Lannisport non li avesse fatti attendere per il puro gusto di farlo era difficile, ma le parole del Lannister acquisito furono talmente sincere da portarlo, seppur per un singolo istante, a dubitare.

    Dopotutto, un Lord non aveva mai il controllo costante e completo sui suoi sudditi; forse, Lannisport e le Terre Verdi erano davvero andate avanti senza di loro.

    Forse.

    «Vorremmo anche porvi le nostre condoglianze. Perdere una persona amata fa male quanto perdere il respiro...e quando accade prima del tempo è ancora peggio.»

    Mantenere il contatto visivo con la figlia di Rewan fu difficile. Per quanto liberatorio, il tempo in mare non aveva lenito il dolore della perdita di Iora; e vedere quella fanciulla relativamente vicina per età a sua figlia lo portò a immaginare di fare ritorno a Blacktyde solo per trovarla andata via, per sempre.

    «Avevamo pensato di portare un dono con noi, ma non abbiamo avuto il tempo di prepararci a dovere.», proseguì, «Le vostre guardie sono molto scrupolose nei controlli, e il Septon Milligan è stato molto efficiente nell'organizzare questo incontro. Tornare alle navi e poi venire qui a palazzo avrebbe richiesto troppo tempo. Ma ve lo faremo avere domani, come prima cosa.»

    Nessuna particolare inflessione nelle sue parole, nessun miele nella sua voce: ad eccezione di una spontanea e involontaria nota di ironia nel parlare delle guardie e un pizzico di tedio nel ricordare la solerzia del Septon nell'organizzare tutto, quella che Üdyn diede fu la mera constatazione dei fatti, oltre a una dichiarazione di intenti.

    «Mi rendo conto ora di non averci presentati. Sono il capitano Üdyn Blacktyde, e lui è il capitano Dagon.»

    All'invito a consumare il pane e il sale, Üdyn ribadì con un singolo cenno del capo, pronto a dirigersi ovunque i suoi anfitrioni li avessero condotti.

     
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    «Presumo si tratti di semplice vendetta: il tuo casato è stato pesantemente danneggiato dalla rivolta dei Greyjoy, la flotta non ha ancora finito di riprendersi del tutto» rispose Neil. «Diversi Blacktyde erano imbarcati sulle navi della Flotta di Ferro che ha devastato il porto di Lannisport, la sua flotta e terrorizzato il continente» commentò Neil. «Presumo tuo fratello abbia voluto comunque punirli, indifferentemente dal credo» mormorò, per poi zittirsi prima di entrar nella sala.


    All'invito di Tya, un paggio si avvicinò agli ospiti con un vassoio d'argento sul quale vi erano diverse fette di pane tagliato e una ciotola con del sale grosso. Un altro paggio, invece, sul vassoio trasportava fette di formaggio, frutta fresca mondata e tagliata e frutta secca.

    75 px a testa di scuse e direi che ora potete andare avanti senza di me. Se avrete bisogno di effettuare check, tirate e taggatemi ^^
     
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    Se qualcuno le avesse raccontato cos’avrebbe fatto a quel punto della sua vita non vi avrebbe creduto… dopo tutto quello che era successo ritrovarsi con degli uomini di ferro nella sua sala da musica, era davvero lontano dalla sua immaginazione, cugino Tyrion certamente l’avrebbe trovato spassoso “Rivolgerci a...lei. Capisco” lo stupore dell’uomo non la sorprese, ma anche se aveva guardato sia lei che la septa non si sentì a disagio, a dirla tutto l’aveva colta maggiore preoccupazione quando era stata sulla nave del volanteni.
    Si esibì in un sorriso di cortesia quando si sentì osservare, in vero non era di certo vicina alla realtà che vivevano quegli uomini, ma tra lo studio e coloro che conosceva non poté che rasserenarsi all’idea di non aver portato Gyles, un commento di troppo avrebbe potuto rappresentare un problema “Capiamo anche che Lord Rewan è una persona impegnata, e ringraziamo voi e lui di aver trovato il tempo di concederci udienza” parole cortesi, parole da nobile, parole che cozzavano terribilmente con l’uomo che aveva di fronte e che ancora non si era presentato, ma ciò non poteva che suscitarne la curiosità, uno dei più grandi difetti per una lady.
    Suo marito fu impeccabile, un vero leone nato tra i tassi… l’immagine era quasi divertente nella sua mente, il tutto poi era avvallato dai recenti lutti e dal fatto che ormai fosse l’unica erede, chi altro avrebbe potuto inviare suo padre? E comunque le nobildonne avevano i loro tempi per quanto avesse abbandonato quell’usanza anche grazie a Dalena “Vorremmo anche porvi le nostre condoglianze. Perdere una persona amata fa male quanto perdere il respiro...e quando accade prima del tempo è ancora peggio”.
    Se possibile la sua sorpresa si fece maggiore man mano che l’uomo proseguì, questi parve sforzarsi nel guardarla, forse per irritazione o scontento, eppure le sue parole assomigliavano vagamente a quelle di un poeta addolorato… per quanto spesso Saranella, la sua balia, l’avesse rimproverata poiché dava troppo ascolto alle correnti lasciandosi trascinare e ormai, in quanto donna, non poteva più permettersi alcun errore “Avevamo pensato di portare un dono con noi, ma non abbiamo avuto il tempo di prepararci a dovere. Le vostre guardie sono molto scrupolose nei controlli, e il Septon Milligan è stato molto efficiente nell'organizzare questo incontro. Tornare alle navi e poi venire qui a palazzo avrebbe richiesto troppo tempo. Ma ve lo faremo avere domani, come prima cosa” doni, questi doni sembravano l’origine del problema e forse ne sarebbero stati la risoluzione, in fondo ogni cosa era in vendita secondo Lord Rewan, ma il Protettore dell’Ovest era diverso.
    Fu inevitabile per lei sollevare un sopracciglio allo stesso modo del Vecchio Leone, domandandosi se potesse trattarsi di un’offesa, di una svista, oppure semplicemente di una consapevolezza che la circondava, sapeva di essere una giovane devota ma non poteva evitare di seguire ranghi ed etichetta o il padre putativo l’avrebbe ritenuta una sciocca “Il Sommo Septon di Lannisport si è prodigato per questo incontro” confermò, era possibile che chiunque avesse di fronte non si rendesse conto di chi l’aveva raccomandato? Credeva che ogni nobile minore potesse presentarsi da loro così facilmente? Che fosse questa la ragione per cui Lord Rewan avesse deciso di non presenziare all’incontro? Era difficile da dire, ma non scontentare Milligan era una priorità dopotutto anche lei desiderava che il culto si propagasse.
    Poteva comprenderne l’ironia, per quanto dubitasse fortemente che anche loro permettessero a gente armata di rivolgersi ai loro signori, ma il tedio la lasciava sinceramente sorpresa, dovevano esserci voluti anni al loro signore per arrivare fin lì, anni di casse e preparazione “Mi rendo conto ora di non averci presentati. Sono il capitano Üdyn Blacktyde, e lui è il capitano Dagon” finalmente ebbe un nome, anche se poteva darsi le fosse già stato riferito in precedenza per quanto dubitasse che vi avrebbe avuto a che fare.
    Con una nuova riverenza accettò le presentazioni, i servitori si sarebbero prodigati poiché potessero rifocillarsi, avvicinando i vassoi, almeno avevano avuto l’accortezza di non chiedere ulteriore ospitalità fino a quel momento, non sapeva come l’avrebbero presa i nobili presenti “I recenti lutti hanno fatto sì che non poteste avere di fronte chi vi aspettavate, mio signore, ma farò le veci dei miei fratelli al meglio delle mie capacità” assicurò con una calma invidiabile “Vi ringrazio per la solerzia nel porgere le vostre condoglianze… e non nego di essere rimasta sorpresa del benestare del Sommo Septon, ma sono lieta che il Culto dei Sette abbia attecchito nelle Isole di Ferro” se erano lì solamente per porgere i loro omaggi la questione si sarebbe risolta rapidamente, ma trovava strano che si fossero impegnati tanto per quell’unica ragione, sia Robert che Ryman non godevano poi di grande fama da quanto aveva capito, anche se essere l’erede di Lannisport avrebbe dovuto essere sufficiente.
    Le parole del suo amato erano certamente corrette “Presumo si tratti di semplice vendetta: il tuo casato è stato pesantemente danneggiato dalla rivolta dei Greyjoy, la flotta non ha ancora finito di riprendersi del tutto. Diversi Blacktyde erano imbarcati sulle navi della Flotta di Ferro che ha devastato il porto di Lannisport, la sua flotta e terrorizzato il continente. Presumo tuo fratello abbia voluto comunque punirli, indifferentemente dal credo” forse gli Déi desideravano che fosse presenze per mostrare misericordia e lasciare che la Vecchia indicasse loro la via, per quanto ne sapevano erano solamente esseri mortali, nati, forse, unicamente, per quello scopo.
     
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    "Il Sommo Septon di Lannisport si è prodigato per questo incontro"

    La nota della piccola erede e quel sopracciglio inarcato lasciarono Üdyn interdetto: aveva indisposto la sua interlocutrice?

    Il tono di lei, le parole, tutto rimandava ad un normalissimo convenevole: eppure, perché scegliere di battere il chiodo su quel concetto?

    Forse era il caso di sondare ancora il terreno.

    «"Prodigato". Ma certo.»

    Abbozzò un sorriso, come ad accettare la rettifica di buon grado; ma il tono con cui veicolò quelle parole fu condiscendente, sterile, privo del peso che la Lannister avrebbe con tutta probabilità voluto sentire. E come poteva essere altrimenti? Tutto ciò che Üdyn provò nel sentire e nel dire quella parola fu il vuoto più assoluto. Ricordava come si era prodigato il Septon, lo ricordava benissimo: era lì quando questi aveva deciso di non degnarsi nemmeno di scrivere una lettera, preferendo mandare un suo lacché a porgere quella richiesta.

    Aveva dovuto spostare mari e monti per fare ottenere loro quell'udienza, si era visto proprio!

    Approfittando della manciata di secondi concessa dall'ottemperanza del rito del sale e del pane, Üdyn rifletté su come quel modo di fare potesse essere collegato all'essere stata per anni la protetta del signore di Castel Granito: forse la lady, in cuor suo, aveva cominciato a credere di essere parte del ramo principale e di godere del medesimo prestigio.

    Per quello che poteva vedere, però, era indubbio che quella creatura minuta fosse pratica del mare politico: la sua voce era composta e sicura, e i messaggi diffusi con essa - eccezion fatta per il precedente commento - erano misurati. Il capitano dell Nebbia fu felice di non avere su di sé la responsabilità di un accordo finanziario: che tra la competenza di lei e l'inesperienza di lui, la battaglia sarebbe divenuta impari prima ancora di sedersi al tavolo delle trattative.

    “I recenti lutti hanno fatto sì che non poteste avere di fronte chi vi aspettavate, mio signore, ma farò le veci dei miei fratelli al meglio delle mie capacità”

    Üdyn non proferì parola, ma si limitò ad abbassare il capo in cenno di assenso: era curioso di vedere quali fossero le capacità dell'erede...e sperava che fossero ben più che adeguate.

    ““Vi ringrazio per la solerzia nel porgere le vostre condoglianze… e non nego di essere rimasta sorpresa del benestare del Sommo Septon, ma sono lieta che il Culto dei Sette abbia attecchito nelle Isole di Ferro”

    «Il Blacktyde venera i Sette, e a suo tempo fece richiesta presso Septon Milligan per un officiante da far venire a Blacktyde.»

    Spiegò, tirando fuori quello stralcio di nozione dalla conversazione intrattenuta con il Sommo Septon quella stessa mattina.

    «"Attecchito" mi sembra una parola grossa...ma non si può negare che nelle Isole è risaputo che i Sette abbiano una dimora sulla mia isola e su quella di Harlaw.»

    Üdyn non lo vedeva come un complimento, ma quella era la descrizione più vicina alla realtà e al tempo stesso gentile che potesse dare.
    No, non la "più vicina": avrebbe potuto speculare su come quel veleno avesse influenzato il nipote, spingendolo a migliorare le condizioni di vita dei suoi abitanti...ma, appunto, si trattava di speculazioni, oltre che di nozioni che, per ovvie ragioni, non avrebbe mai fornito alla donna.

    «Mi pare di capire che anche voi siete particolarmente devota...proprio come ci si aspetterebbe da una settima figlia. Non a caso, Septon Milligan ripone grande fiducia in voi...e in vostro marito.»

    Ne ricordava il dire, rammentava il suo: "Una donna non potrà mai sostituire un uomo in tutte le faccende di governo, è risaputo"

    «Io, invece, sono rimasto...sorpreso, devo ammetterlo. Non so molto dei Sette Dei, e non sapevo che il vostro culto approvasse l'idea che voi, una donna, poteste diventare il nuovo erede. Al di là della sorpresa, però, non posso che essere contento: io stesso ho una figlia...e non vi nascondo che sarei ben felice di vederla diventare capitano di una nave lunga.»

     
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    Sembrava che l’appunto avesse infastidito l’Uomo delle Isole, anche se non aveva agito intenzionalmente, Saranella certamente l’avrebbe redarguita al riguardo se non si fosse trovata nei Sette Cieli, al contrario era sinceramente colpita da una tale impresa, il Sommo Septon di Lannisport era la maggiore autorità religiosa dell’Ovest. Era stato cortese con lei nonostante non fosse ancora erede, a rifletterci si era rivelato davvero paziente trovandosi davanti una ragazzina tanto illusa da poter valutare quella città come aveva fatto con Artigli.
    Nonostante tutto il tono dell’uomo era fermo, sicuro, onestamente dubitava che sarebbe riuscita a emularlo se le loro posizioni si fossero invertite. Appariva tranquillo, quasi indifferente, eppure nemmeno l’altro capitano aveva proferito parola in sua presenza.
    Lasciò ai presenti il tempo di nutrirsi e abbeverarsi, se fosse stata una Lannister di Castel Granito certamente non si sarebbero mai incontrati ma anche quello era il volere degli Déi, creature benigne quanto misteriose ai più.
    Sorrise morbidamente all’assenso dell’uomo di mare, mantenendo gli occhi verdi sulla sua figura così diversa da quelle dei nobili con cui era cresciuta, prestandogli orecchio con cortesia e rispetto, qualcosa che suo padre avrebbe ritenuto superfluo oltre che sciocco probabilmente “Il Blacktyde venera i Sette, e a suo tempo fece richiesta presso Septon Milligan per un officiante da far venire a Blacktyde” sembrava molto ragionevole, era ammirevole come il giovane Lord si stesse impegnando, doveva trattarsi di una sfida non indifferente ma la Vecchia l’avrebbe guidato poiché era nel giusto.
    Attese pertanto per scoprire se la richiesta era andata a buon fine mentre un nome le appariva chiaro nella mente, avrebbe voluto possedere il potere d’inviarvi Septon Ronalk perché con la fatica potesse espiare le sue colpe, lasciando libero Dennis di entrare nel tempio di Lannisport, ma se quell’uomo aveva fatto allontanare un ragazzo dal culto difficilmente avrebbe potuto richiamare altri devoti a sé “Capisco” confermò pertanto, raccomandandosi di scoprire quale decisione sarebbe stata presa poiché non aveva del vero potere in merito “"Attecchito" mi sembra una parola grossa...ma non si può negare che nelle Isole è risaputo che i Sette abbiano una dimora sulla mia isola e su quella di Harlaw” anche se ancora non prosperava il culto aveva messo radici e per sradicarle sarebbe occorso del tempo, tempo che evidentemente i septon non intendevano concedere, al che si limitò ad ascoltare… erano lì per questo? Ancora l’uomo non le aveva dato ragione di cogliere una vera motivazione dietro quella visita, eppure non pareva il tipo di persona che amasse perdersi nei preamboli, per quanto la riguardava sarebbe stata l’ennesima prova.
    Portò le mani in preghiera per un istante, sistemandosi in seguito una ciocca dorata dietro l’orecchio, la voce dei Sette avrebbe raggiunto chiunque ne fosse stato degno “Mi pare di capire che anche voi siete particolarmente devota...proprio come ci si aspetterebbe da una settima figlia” un leggero rossore, dato dallo stupore, ne colorì le gote per un istante, portandola a fissare apertamente l’interlocutore… qualcosa che non le era stato concesso finché non era diventata donna e moglie, non credeva che nemmeno metà della corte conoscesse quel dettaglio sulla sua nascita “Non a caso, Septon Milligan ripone grande fiducia in voi...e in vostro marito” non avrebbe saputo cosa rispondere a quel punto, al che dedicò un cenno al religioso prima di riportare le iridi sul capitano.
    Non dubitava che avrebbe incontrato dell’opposizione, ma tra tassi e leoni non si era mai sentita in difetto, nell’istante in cui quel Leone decideva qualcosa, dopotutto, sarebbe stato vano oltre che folle opporvisi, grazie a lui e agli Déi era tale, altrimenti il suo destino sarebbe stato lo stesso di Genna.
    Amava Neil, lo amava con tutto il cuore, ma doveva essere onesta anche con se stessa… il suo sacrificio le aveva dato motivo di sperare ma se la situazione fosse stata diversa avrebbe certamente combattuto perché il suo nome non cambiasse, a costo di rimanere sola “Io, invece, sono rimasto...sorpreso, devo ammetterlo. Non so molto dei Sette Dei, e non sapevo che il vostro culto approvasse l'idea che voi, una donna, poteste diventare il nuovo erede" era comprensibile, quasi tenero in vero, Mastro Üdyn presentava le sue perplessità con la stessa innocenza di un fanciullo, il che era davvero inaspettato, in quel caso particolare però la legge umana e quella divina s’incontravano, dandole modo di proteggere Ovest… non esisteva prestigio più grande “Sono tale per volere divino, mi è stato concesso il privilegio di proteggere questa terra e gli abitanti che vi dimorano” tutti speravano che al più presto mettesse al mondo un erede, ma anche se fosse accaduto i suoi doveri di madre si sarebbero legati a quelli del lord finché questi non avesse raggiunto i sedici anni finendo il protettorato presso Castel Granito, l’intero regno non aveva scelta e sarebbe spettato a lei incontrare il favore del popolo e dei nobili perché non vacillassero, il cugino avrebbe avuto il potere di metterla da parte in ogni momento dopotutto e lo stesso sarebbe stato per suo padre se avesse avuto altri figli.
    “La storia ci mette in guardia sugli errori del passato e ci consiglia per il futuro… per quanto mi riguarda cercherò di dimostrare che la fiducia riposta in me non è stata vana" esistevano diversi esempi di regine e Lady, ma già una volta un Lydden e una Lannister si erano uniti per il bene dell’Ovest “Grazie a mio marito confido che supereremo questo momento” prosperare e prosperare, era la risposta, così come le era stato insegnato, benessere, sicurezza e cultura sarebbero state la chiave, per quanto fosse consapevole che avrebbe dovuto lottare tutta la vita per giungere a quanto desiderava.
    Non poteva opporsi a un tale onore né rifiutare un tale onere, ma doveva anche ammettere di non essere mai stata davvero adatta alla vita di una nobildonna “Al di là della sorpresa, però, non posso che essere contento: io stesso ho una figlia...e non vi nascondo che sarei ben felice di vederla diventare capitano di una nave lunga” avrebbe voluto ridere visto quanto quell’uomo riusciva a incuriosirla, ma non avrebbe mai osato, poteva però concedergli un’opinione sincera “Mi confondete Mastro Üdyn… siete una vera sorpresa” ammise, soltanto un uomo molto sicuro di sé poteva affermare qualcosa del genere “Vostra figlia è fortunata ad avere un padre che sfida i nostri tempi”.
     
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    Provò a battere il ferro della religione, a vedere se, toccando quell'argomento, avrebbe ottenuto una qualche reazione che gli avrebbe svelato la via per l'animosità: ma riverenze cortesi e parole formali furono l'unico sentiero che trovò, la strada per un arido e penoso nulla di fatto.

    La Lannister parlò di volere divino e di storia, cose su cui era troppo poco informato e, al netto di tutti i suoi propositi, troppo pavido per elaborarci sopra. Combattere con le parole era una disciplina tortuosa, pensò: e districarsi tra tutte quelle cerimonie e i sottesi era frustrante e privo di remunerazione alcuna.

    Forse sarebbe stato meglio venire al sodo, e risparmiarsi ulteriori passeggi dialettici.

    Dopo aver convenuto alle parole della donna con un altro cenno o due del capo - e sorpreso, al contempo, della potenza insita in tale cenno, capace di riempire i silenzi come nient'altro in questo mondo - altro non ebbe da fare se non ribattere a quanto gli venne detto:

    «Nessuna sorpresa né sfida, mia signora...solo gli sforzi di un padre, di una figlia e la volontà dell'Abissale. Anche se non viene ricordato spesso, Colui che dimora sotto le onde è disposto a elargire il suo favore a qualsiasi Ironborn degno di meritarlo, uomo o donna che sia.»

    Non era una bugia, ma Üdyn dovette comunque fare del suo meglio per ignorare l'immagine di Urrigon che si presentò ai suoi occhi, il ricordo del suo rifiuto all'addestrare la figlia. Religione o meno, la giovane leonessa aveva ragione; e lui, volente o nolente, stava sfidando una convenzione di più.



    «Immagino sia arrivato il momento di dirvi perché sono qui.»

    Üdyn avrebbe sputato fuori la cosa come suo solito, senza alcun preambolo. Non poté farci niente: ore e ore trascorse a camminare, ruminare e trattenere la vescica non gli erano bastate per capire come introdurre l'argomento in una maniera consona alla situazione. Fortuna che nessuno si aspettava granché da lui.

    «Presto detto. Siamo qui per esprimere cordoglio a nome del Blacktyde, e augurarci che, in qualità di nuovo erede, troviate soddisfacenti gli accordi che legano le nostre Case.»

    Ecco.
    Aveva detto ciò che doveva dire e fatto ciò che doveva fare. Se Dagon avesse avuto qualcosa da ridire, avrebbe dovuto incolpare soltanto sé stesso e la sua smania di mandare Üdyn in prima linea. Cercando di tenere il suo volto saldo e inflessibile come l'acciaio, il capitano sperò di aver scelto le parole giuste e attese.

     
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