[8 marzo] Sogno su invito

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    Rosyn si ritrovò all'improvviso, senza sapere affatto come ci fosse arrivata, in mezzo a una piccola radura circondata da quello che sembrava proprio un vecchio bosco di querce. Indossava, curiosamente, abiti da plebea, se pure da festa: una lunga gonna verde, una semplice camicetta bianca con qualche fiore colorato ricamato sul davanti e un paio di ridicoli zoccoli di legno intagliato e dipinto. Ricordò che erano alcuni tra i vari vestiti che aveva immaginato, alcuni con speranza e altri con timore, le avrebbero dato in prestito alla locanda di Approdo nell'attesa che il suo venisse lavato e asciugasse. Stabilì che doveva essersi semplicemente addormentata nella propria stanza. Ormai certa di trovarsi in un sogno, si rassegnò a svegliarsi, ma il sole continuò a splendere luminoso, senza però scottare, su di lei e sui fiori bianchi e gialli che rallegravano il prato. L'aria era fresca e profumata, cosa che la sorprese, perché non ricordava di essere mai riuscita a percepire alcun odore in nessun altro dei propri sogni. Decise che quello era uno dei meno assurdi che avesse mai fatto e allo stesso tempo il più vivido. Si stupì molto anche di non essersi ancora svegliata, nonostante si fosse accorta di stare sognando ormai da un po', ed ebbe l'impressione che avrebbe dovuto decidere deliberatamente di svegliarsi per poter tornare alla realtà - l'idea che per una volta il risveglio potesse essere a sua completa discrezione non le dispiacque per nulla.

    Si guardò intorno e mosse qualche passo, tenendo la gonna verde sollevata di poco con la sinistra. Sentiva l'erba morbida sotto le sue strane, imbarazzanti calzature e qualche uccello cantare, da qualche parte tra gli alberi. Si toccò il capo e si accorse di avere i capelli raccolti in due trecce: un'acconciatura comune tra le contadine. Roteò gli occhi e si guardò intorno. Cercò di modificare il sogno con la propria volontà, per spostarsi in abiti migliori in un grande e opulento palazzo di Braavos affacciato sul mare, o meglio ancora sospeso in un bellissimo cielo dai colori del tramonto - perché permettere alle leggi di natura di porre limiti a un sogno? - ma non ci riuscì. Vagamente delusa, stava per decidere finalmente di svegliarsi, nonostante quel posto inesistente continuasse a non dispiacerle, quando le sembrò di ricordare di aver ricevuto un invito formale per un incontro in quel luogo, forse in qualche frazione di istante tra il momento in cui si era addormentata e il momento in cui il sogno era iniziato. Doveva aver perso il biglietto di invito in un altro sogno, ormai dimenticato. Una parte di lei voleva evadere, anche perché incontrare qualcuno vestita a quel modo non sarebbe stato opportuno, ma la sua parte più avventurosa decise di stare al gioco e vedere a cosa tutte le stranezze avrebbero portato.

    Writer(Steel)
     
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    Il Brune si ritrovó in un campo d'erba verdeggiante, il sole splendeva e sentiva il rumore degli uccelli che si libravano nel cielo.
    non sapeva come era finito in quel paesaggio bucolico e si chiedeva se fosse una visione mandatagli dai sette. La cosa sarebbe stata strana in quanto non aveva un particolare legame con gli dei e nonostante partecipasse alle funzioni religiose non era molto devoto, stava pensando questo quando vide una contadina, il corpo era aggraziato e il volto mostrava la giovane età e noto che guardava il suo abito con vergogna, una vergogna tipica delle principesse il cui vestito veniva macchiato o quando da poco si erano lasciate prendere la mano durante un banchetto e si erano ingozzate, qualcosa di "nobile" insomma. Per istinto si guardo il vestito e noto che indossava un vestito blu chiaro, uno dei colori freddi ottenibili dai lapisluzzoli e tempestato di gioielli dandogli molto probabilmente un'aspetto che si ad diceva a un nobile come lui.
    Ehy avrebbe detto alla contadina guardandola negli occhi azzurro ceruleo. <b>Questo posto è strano, vivi qui? disse per poi osservare come avrebbe reagito e magari ottenere più informazioni su dove si trovava.
     
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    Alzò le sopracciglia, sorpresa, e si voltò verso l'estraneo, non appena egli parlò. Rimase immobile per qualche istante, prima di lasciare la propria gonna e posare entrambe le mani, distese una sull'altra, sul proprio ventre, poco sopra il punto in cui la camicetta bianca spariva alla vista sotto la gonna color smeraldo. Nonostante gli abiti da popolana benestante in periodo di fiera, la giovane aveva un modo di muoversi innegabilmente nobiliare e una postura curata, oltre che dita che evidentemente non avevano mai nemmeno sfiorato un attrezzo agricolo.

    Certa com'era di essere stata del tutto sola nella radura solo pochi istanti prima, Rosyn concluse molto rapidamente che l'estraneo doveva essere apparso in quel luogo all'improvviso, proprio come lei, ma pensò anche che, probabilmente, doveva essere solo un frutto della sua immaginazione; era strano pure che l'altro non si fosse presentato e che le avesse dato del tu, a ben pensarci. L'uomo ben vestito le sembrava diverso da un normale prodotto della sua fantasia soprattutto in una cosa: era troppo dettagliato, come una persona reale, che però era sicura di non aver mai conosciuto. I vari dubbi finirono per ritardare la risposta della nobile di qualche momento «No...» disse, più timidamente di quanto avrebbe voluto. Non riuscì a fare a meno di arrossire, nonostante fosse quasi convinta di essere sostanzialmente sola anche in compagnia di quell'uomo immaginario, non solo perché quest'ultimo le aveva dato del tu, ma anche perché era decisamente peggio vestita di lui.

    Si chiese se avrebbe dovuto chiedere rispetto da parte dello sconosciuto o no, ma rimandò la decisione a più tardi. In fondo non era così importante preoccuparsi di far valere le regole dell'etichetta in una situazione come quella; le interessava molto di più capire perché quel sogno fosse così strano e vivido «Pensate che qualcuno viva qui?» chiese, senza ombra di sarcasmo: la nobile si stava davvero domandando se qualcuno potesse vivere in un sogno «Voi vivete qui?» fece un'altra pausa, per avere il tempo di scegliere la più importante delle molte domande che le affollavano la mente «Siete forse stato voi a invitarmi?» l'impressione che aveva di aver ricevuto una sorta di invito poco prima che il sogno iniziasse le sembrava ancora importante. Aveva una voce che tendeva a farla sembrare più grande di quanto non fosse e un leggero accento delle Terre della Corona, mitigato forse da qualche lezione di dizione.
     
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    La donna sembrava confusa, sembrava che non sapeva perchè era lì, come lui tra l'altro ma sembrava avere più confidenza con quel mondo. Osservo i suoi movimenti, le sue mani... ed ebbe la conferma che aveva a che fare con una nobildonna a dispetto del'abito. Voleva ottenere più informazioni sul luogo < è la prima volta che mi trovo qu qui> disse per poi dopo una pausa chiedere <cosa intendi per invitarti? >
     
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    Fessurò gli occhi azzurri, sorpesa, poi sbatté le ciglia qualche volta e infine si guardò brevemente intorno, con aria un po' smarrita: l'uomo sembrava davvero non sapere nulla dell'invito. Rosyn concluse di non aver ancora capito quale fosse il modo giusto per affrontare quel sogno, ma il pensiero non la demoralizzò affatto; la spinse anzi a continuare: l'idea di trovarsi per una volta di fronte a qualcosa di imprevedibile senza correre alcun rischio la intrigava. Riportò lo sguardo chiaro su Helmack «Vedete... sono certa di aver ricevuto un invito, che purtroppo ho perduto prima di arrivare qui... mi è difficile spiegarmi meglio ora, ma vi prego di prestarmi la vostra fiducia, visto che non rischiate nulla...» disse. Il tono era gentile, ma anche vagamente distratto, come se la giovane fosse sovrappensiero «Dato che non ne sapete nulla, l'invito non doveva essere vostro... eppure non vedo altre persone» perplessa. Sembrava più rilassata di prima, ora che era del tutto certa che il mondo in cui si era ritrovata fosse irreale, se pure abbastanza reale da poter essere un sogno ispiratole direttamente dai sette, che forse volevano metterla alla prova? Come avrebbe dovuto comportarsi per soddisfarli? Era fiduciosa che presto lo avrebbe capito: in fondo gli dei erano sempre stati buoni con lei. Le venne in mente che forse avrebbe dovuto presentarsi, dato che l'altro poteva anche essere un'immagine mentale, ma mostrava di non conoscerla in modo abbastanza credibile. Sorrise «Il mio nome è Rosyn, di casa Chyttering. Non fate caso ai miei abiti, la mia sola colpa è di averli immaginati per gioco» sbirciò le querce più vicine.
     
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    Helmack ebbe la certezza di aver a che fare con una nobildonna, la quale sembrava essere una sognatrice visto che dimostrava intendersene di sogni dal modo in cui parlava con scioltezza e naturalezza di inviti ad entrare nei sogni altrui.
    Helmack non sapeva se la donna era la proiezione dell'anima di una donna reale, se una tale cosa potesse essere possibile, o se era tutto frutto della sua immaginazione ma decise di indagare di più sulla situazione.
    Guardo negli occhi la donna mentre accenava un sorriso, se la nobildonna gli avrebbe porso la mano in qualsiasi punto della conversazione che stava iniziando la avrebbe salutata in modo cavalleresco baciandola: <sembra lei se ne intende di sogni come questo, ma per me è la prima volta, posso chiederle di spiegarmi come funzionano? > avrebbe chiesto imitando ironicamente lo schema della richiesta di un ballo.
     
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    Squadrò brevemente l'uomo riccamente vestito - il cui nome, almeno per il momento, sembrava destinato a rimanerle ignoto - e scelse di mascherare con un innocente sorriso la lieve delusione che le aveva suscitato lo scoprire che fosse smarrito almeno quanto lei. Rosyn pensò che fosse molto curioso il modo inaspettato in cui quello sconosciuto si comportava: nulla, negli altri sogni che potesse ricordare, era mai stato imprevedibile in quello stranissimo modo; l'altro sembrava quasi una persona vera, con pause, momenti di esitazione e tutti gli altri piccoli dettagli che alle persone che aveva immaginato in passato erano sempre mancati, nonostante la giovane nobile fosse certa che non potesse essere reale e fosse anche quasi certa che non si fosse presentato soltanto perché, in effetti, non aveva alcun nome con cui poterlo fare. Che l'uomo misterioso fosse lì per aiutarla, anche se ancora non appariva chiaro come, era la cosa che le sembrò più sensata «Non me ne intendo affatto, a dire il vero... questo è il primo sogno del quale mi sia potuta rendere conto senza svegliarmi...» rispose, guardandosi intorno «Situazione interessante... mi chiedo se altri sogni che ho dimenticato prima di svegliarmi siano stati così?» trattenne una risata «Spero di no, vorrei ricordare» ammise. Non stava nascondendo nulla, perché era fondamentalmente convinta di stare parlando da sola, ma allo stesso tempo non vedeva alcun motivo per non stare al gioco: non solo sarebbe stato più facile assecondare il sogno, ma sarebbe anche stato più divertente.

    Guardò Helmack negli occhi «Ritengo di essere qui per un motivo: che probabilmente è collegato all'invito che ho menzionato prima e che ora purtroppo non riesco più a ricordare del tutto...» fece spallucce, ma non smise di sorridere. Indicò gli alberi più vicini con un gesto elegante «Credo che la cosa più sensata da farsi, se si vuole continuare, sia andare a vedere cosa c'è oltre quelle querce. Gradireste seguirmi, sir...?» si concentrò sul nome "Robert", perché voleva mettere alla prova il sogno: se lo sconosciuto si fosse presentato con quel nome avrebbe saputo di avere il completo controllo della situazione.
     
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    Helmack si rese conto che c'era qualcosa che non andava, il modo in cui la donna parlava, le espressioni i gesti, quegli occhi... Era tutto troppo elaborato per essere un illusione. Dopo che la donna ebbe finito di parlare fece una pausa di qualche minuto <quindi sei una donna vera e non un illusione... Interessante... > fece un altra pausa <non mi sono ancora presentato, sono Helmack di casa Brune, eh si, penso sia una buona idea andare a controllare da quelle parti, magari riusciamo a capire di più su questo posto si sarebbe cominciato ad avviare e poi avrebbe di nuovo guardato la donna negli occhi per invitarla a seguirla.
     
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    Per la sorpresa che le procurò l'osservazione dell'uomo, Rosyn alzò di poco le sopracciglia e schiuse leggermente le labbra «Molto... curioso» riuscì soltanto a dire, a bassa voce, dopo un attimo di silenzio piuttosto lungo durante il quale i dubbi sulla natura del suo interlocutore erano quasi riusciti a soprassedere ogni altro suo pensiero. Sbatté le ciglia qualche volta, mentre cercava di schiarirsi le idee «Dunque anche voi stareste sognando come me?» chiese, senza nascondere più di tanto la propria incredulità. Aggrottò quasi impercettibilmente la fronte, alla per lei sconcertante presentazione di Helmack. Sorrise solo per cortesia, ma la sua espressione restò comunque evidentemente confusa: "Helmack Brune" era un nome che le suonava in parte sconosciuto e in parte familiare - del resto c'erano due casate Brune nelle Terre della Corona - ma che non si era aspettata minimamente di sentire «Onorata, nobile Helmack Brune...» stette attenta a non attribuirgli scherzosamente appellativi a caso come aveva fatto prima, perché ora le sembrava fosse tornato all'improvviso piuttosto importante usare solo quelli necessari, come nel mondo reale «Perdonate se lo domando... ma dei Brune di Brownhollow o dei Brune di Dyre Den?» chiese, perché non le era chiaro e anche per prendere tempo, mentre cercava ancora di capire come avrebbe potuto stabilire se quell'uomo fosse reale; forse non si era presentato subito solo perché l'aveva creduta una creatura della sua immaginazione? Seguì il Brune con passo un po' incerto e decise di azzardarsi a palesare i suoi dubbi «Ma se siete reale, come è possibile che stiamo entrambi sognando lo stesso sogno?» chiese, a bassa voce, guardandosi intorno come se la spiegazione per quella situazione assurda potesse nascondersi in qualche modo nella natura immaginaria che la circondava «Non si è mai sentito parlare di una cosa simile...» era forse possibile che fosse perché tutti i sogni di quel tipo venissero semplicemente dimenticati da chi li faceva? Il pensiero che la sua mente sembrasse avere capacità che a lei stessa erano nascoste la affascinava e, un poco, la infastidiva... o forse quel sogno era opera dei sette? L'avevano invitata loro? A che scopo?
     
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    Helmack ascolto le parole della sua interlocutrice elaborando quello che aveva appena detto per poi rispondere: sono un Brune di Bronhollow, più precisamente il secondogenito di Bennars Brune.
    La situazione era strana, Helmack disse: alla sua interlocutrice preferite che noi due ammiriamo il paesaggio nel mentre aspettiamo accada qualcosa nel sogno? o preferite andare a vedere cosa c'è dietro le querce? gli sembrava fossero le idee più sensate.

    Edited by Writer(Steel) - 15/4/2024, 11:44
     
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    L'uomo in abiti azzurri la stava mettendo a parte di dettagli che le suonavano stranamente verosimili. Decise che, una volta sveglia, avrebbe trovato il modo di controllare se il secondogenito di Bennars Brune di Brownhollow si chiamasse davvero Helmack; avrebbe intanto raccolto altre informazioni da poter verificare «Non ci siamo mai incontrati prima... se state sognando come me, vi troverete in realtà in un altro luogo ora... a Brownhollow, forse?» ipotizzò. La posizione di Helmack era qualcosa che poteva essere certa di non conoscere, a differenza del suo nome, che in fondo poteva anche aver sentito durante uno di quegli interminabili tornei che si tenevano spesso nei pressi di Approdo, se non in qualche vecchio pettegolezzo che al momento non riusciva minimamente a ricordare.

    Non rispose alla domanda del Brune finché non ebbe guardato di nuovo verso gli alberi con aria perplessa e fatto spallucce «Dacché lasciate a me decidere, preferirei tentare di oltrepassare quel bosco... chiunque mi abbia invitata non era qui ad attendermi al mio arrivo e non si è mostrato poi, quindi dubito proprio che si degnerà di presentarsi a breve...» era ancora convinta di essere stata invitata «E invito a parte, credo che il modo migliore per capire se tutto questo abbia un senso sia esplorare. Non corriamo alcun pericolo, in fondo: è un sogno» detto questo si avviò decisa verso gli alberi, tenendo la gonna leggermente sollevata con entrambe le mani per non farle toccare terra, per poi rallentare una volta raggiunto il bosco e piegarsi leggermente in avanti in modo da poter vedere le radici che spuntavano dal terreno. Alzò un pochino di più la gonna, serrando le labbra, mentre cercava di procedere senza perdere l'equilibrio; il bosco era più realistico di quanto si sarebbe aspettata.
     
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    Helmack lascio fare a Rosyn, nonostante l'educazione nobiliare che ha ricevuto gli ha insegnato che in condizioni normali le donne non devono comandare niente che non ha che fare con la cucina, i servi o il filare ma non aveva idea su cosa fare in quel mondo e le parole della donna gli fecero capire che lei aveva qualche idea su come "i sogni" funzionassero.

    La segui nella radura verdeggiante stando attento a non inciampare, sapeva che erano in un sogno ma non sapeva se per qualche strana magia c'era il rischio che i danni subiti nel sogno si ripercuotessero sul suo corpo fisico "Fuori dal sogno, sono in viaggio" rispose alla prima domanda di Rosyn "Sono diretto ad Approdo del Re." per poi non rispondere alle domande successive, dato che gli sembrò che più che domande erano riflessioni della donna che stava analizzando la situazione.
     
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